Lo scorso aprile, durante quella che è considerata “la settimana di Milano, l’evento per eccellenza”, vale a dire Il Salone del Mobile, con esperti ed un consenso di pubblico ogni anno sempre crescente, la parte della protagonista l’ha fatta, in un certo senso, la plastica!
Proprio così: si è parlato molto di questo materiale, e soprattutto del suo riciclo, tanto da farne l’argomento di apertura della Design Week milanese con un workshop, il cui argomento è stato espressamente “Industria, estetica, design, sfida ambientale: il valore sociale della plastica”, con interventi di alcune delle personalità di spicco fra imprenditori, sociologi ed esperti, fra cui Antonello Ciotti, Presidente di Corepla, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.
Ripercorrendo le tappe dell’importanza di questo materiale nel nostro Paese, Ciotti ha ricordato che la plastica – leggera e versatile, con un ridotto impatto ambientale rispetto ad altri materiali, specie d’imballaggio – ha iniziato ad affermarsi in Italia negli anni ‘60, conquistandosi un posto di primo piano a livello domestico, quale simbolo di benessere, modernità e qualità della vita. Ha continuato poi con un’importante valutazione di carattere economico sociale, aggiungendo che “…nel nuovo millennio, complice anche la grande crisi, una necessaria temperanza nei consumi impose di fare più con meno, di pensare alla tutela dell’ambiente, al riciclo, presupposto della nuova contemporaneità di un Paese come l’Italia, povero di materie prime. Design ed eco design, soprattutto oggi, devono farsi carico delle possibili trasformazioni che gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato e riciclati possono esprimere. Per produrre nuova economia e tutelare l’ambiente, la sostenibilità e dunque la riciclabilità, devono diventare variabili centrali della progettazione di imprese e aziende per permettere un riciclo di qualità”.
Nel tempo, peraltro, la qualità delle materie plastiche si è ampiamente evoluta, considerando che nei primi anni ‘80 è stato introdotto il PET in largo consumo, riciclabile al 100%, investendo in seguito in tecnologia, con bottiglie (uno degli articoli che maggiormente contribuisce alla diffusione della plastica sul mercato) più leggere fino al 40%, oltre all’introduzione del PET di origine vegetale e PET già riciclato.
Anche per quanto riguarda la consapevolezza dell’importanza del riciclo, gli italiani hanno ben risposto, se si considera che il 96,4% dei cittadini è a conoscenza che gli imballaggi in plastica possono dare origine a nuovi materiali (ricerca Censis 2018). La quantità pro-capite di prodotti riciclati in Italia (14,4 kg/ab.nel 2015) è più alta rispetto alla media europea, che si attesta sui 12,4 kg/ab, dato ancora più positivo se si pensa che è aumentato del 60% negli ultimi 10 anni, e che l’83,2% degli imballaggi in plastica immessi sul mercato viene oggi recuperato e riciclato (dati Ispra, Eurostat).
Ciò significa che, in Italia, fortunatamente è consolidata la cultura della raccolta differenziata e la sua importanza: nel caso specifico della plastica, si parla di rifiuti con un alto grado di omogeneità, spesso anche di grandi dimensioni, e con semplicità di separazione e pulizia, tutte peculiarità che la rendono particolarmente adatta al riciclo, dalla plastica PP riciclabile, alla plastica PET, PE, PVC, PS… alimentando un sistema formato da molte imprese di recupero, raccolta e rilavorazione, regolarizzato da precise leggi di mercato con riferimento alle varie tipologie di imballaggi/polimeri, ma anche alla logistica, soprattutto alla qualità e, non ultimo, ai costi.